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Seneca, chi era il filosofo della virtù

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Seneca, chi era il filosofo della virtù
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Seneca fu un filosofo romano di grande importanza. Scopri di più su questo personaggio storico con Focus Junior!

Probabilmente i maturandi del 2017 se lo ricordano ancora visto che fu l'autore del brano "Il valore della filosofia popolare" che i ragazzi del liceo classico si sono trovati come versione da tradurre durante la seconda prova. Ma l'importanza di Seneca non può essere relegata solo a un episodio "scolastico". Conosciamolo meglio!

GLI INIZI

Lucio Anneo Seneca nacque nel 4 a.C a Cordova, in Spagna, ma fin da giovane ebbe rapporti intensi con Roma e frequentò studiosi e filosofi delle più svariate dottrine (cinici, pitagorici e, soprattutto, stoici) per completare la sua formazione.

Raggiunta la maggiore età, Seneca si trasferì a Roma e si dedicò all'attività forense (occupandosi dunque di legge e politica), diventando un membro molto stimato della società capitolina.

LA FILOSOFIA DELLA VIRTÙ

In questo periodo Seneca sviluppa il suo approccio filosofico alla vita, la quale deve sempre essere guidata dalla virtù, dalla tolleranza e dalla ferma volontà di adempiere ai propri doveri.

Spiccare sulla massa però a volte non paga, soprattutto se il potere è nelle mani sbagliate.

Nel 39 d.C infatti, entrò nel "mirino" dell'imperatore Caligola, uomo inquieto e dai molti eccessi (fu quello che nominò senatore il proprio cavallo!) e del suo successore Claudio (altro personaggio non proprio impeccabile), sfuggendo solo per un pelo alla condanna a morte, tramutata grazie alle sue altolocate amicizie in un esilio in Corsica (41 d.C).

I principi morali di Seneca - improntati sulla corrente filosofica dello stoicismo - e i suoi sferzanti discorsi sull'importanza della virtù erano troppo pericolosi in quel periodo di instabilità e corruzione morale!

L'ILLUSIONE DI UN POTERE "ILLUMINATO"

Nel 49 d.C però Seneca fu richiamato a Roma per educare il futuro imperatore Nerone.

Per i primi anni, la guida di uomo di tale levatura culturale e morale portò il giovane imperatore a scelte sagge e lungimiranti (è il cosiddetto "periodo del buon governo"), ma con il passare del tempo i rapporti tra Seneca e Nerone, diventato sempre più incline a vizi e crudeltà, si incrinarono.

Il filosofo, capito il suo fallimento, si ritirò a vita privata ma l'odio di Nerone e della feroce moglie Poppea non si placò. Con un pretesto, l'imperatore accusò Seneca di aver partecipato a una congiura (la congiura dei Pisoni) per ucciderlo e lo condannò a morte.

Seneca allora, come spesso poteva accedere a quei tempi, scelse di morire "onorevolmente" e prima che la sentenza potesse essere eseguita, si tolse la vita in una vasca d'acqua calda, dando ai suoi amici e discepoli un'ultima lezione di fermezza ed estrema virtù.

 

FONTE: Sergio Moravia, Filosofia - dall'Antichità al Medioevo, Le Monnier

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