Focus.it

FocusJunior.it

FocusJunior.itScuolaStoriaChi erano Falcone e Borsellino?

Chi erano Falcone e Borsellino?

Stampa
Chi erano Falcone e Borsellino?
© Tony Gentile/Ag.Sintesi

Sono stati uccisi ma nessuno ha più dimenticato la missione speciale di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Ma chi erano? E che cosa hanno fatto?

Hanno sfidato il mostro più cattivo d’Italia: la mafia. Lo hanno fatto da soli, con le armi della loro intelligenza, senza superpoteri. Alla fine non ce l’hanno fatta, sono stati uccisi ma nessuno ha più dimenticato la missione speciale di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.

In nome della legge

Paolo Borsellino e Giovanni Falcone erano due magistrati, due uomini che negli anni Ottanta quando ancora non si conosceva nulla della mafia hanno scoperto i segreti di questa organizzazione. Falcone, grazie all’interpretazione dei segni, dei gesti, dei messaggi e dei silenzi degli uomini di Cosa Nostra è riuscito a decifrare il loro “linguaggio”, il loro modo d’agire.

Un lavoro fatto soprattutto grazie al rapporto con i pentiti, uomini che scelgono di abbandonare la mafia per collaborare con la Giustizia. Proprio grazie a uno di loro, Tommaso Buscetta, hanno iniziato a conoscere il codice segreto della mafia: per i magistrati è stato come un professore di lingue che ti permette di andare dai turchi senza parlare con i gesti.

Non si sentivano supereroi

Non amavano sentirsi degli eroi. Anche loro come noi avevano paura dei “cattivi”, di quelli che non rispettano alcuna regola pur di farsi gli affari propri ma non si sono mai arresi. E soprattutto hanno dimostrato che lavorare insieme può essere un’arma vincente.

In quegli anni, infatti, con un altro anziano magistrato loro capo, Antonino Caponnetto, fondarono un “pool” contro la mafia grazie al quale riuscirono a catturare centinaia di mafiosi condannati nell’ormai famoso maxi processo concluso il 30 gennaio 1992. Ma la mafia non dimentica.

Anzi da quel momento preparò la sua vendetta: uccidere Falcone e Borsellino.

Quando si conobbero Falcone e Borsellino?

Una storia, la loro, curiosa perché fin da piccoli si conoscevano, giocavano insieme nel quartiere la Kalsa, a Palermo.

Paolo, esile con il naso leggermente pronunciato, i capelli scuri e due occhi svegli, era cresciuto tra i recipienti di ceramica e gli antichi arredi della farmacia che papà Diego aveva ereditato dal padre. Era uno che amava stare sui libri ma anche dare una mano a chi non ce la faceva: alla scuola elementare la casa di Paolo, ilpomeriggio, si riempiva di ragazzini che aiutava a fare i compiti.

Giovanni era uscito dalla pancia della mamma con i pugni chiusi, senza urlare e in quel momento era entrata una colomba dalla finestra aperta. Fin da piccolo amava le storie dove il bene prevale sul male: la sua preferita era “I tre moschettieri”.

I due si erano conosciuti durante una partita a calcio all’oratorio. Giovanni aveva tredici anni e Paolo era più giovane di soli otto mesi. Al primo piaceva tanto il ping-pong ma con il pallone ci sapeva pure fare. Spesso si ritrovavano a giocare con compagni che un giorno sarebbero finiti tra i “cattivi”, i mafiosi.

Amici per la pelle, sempre

Ma loro no. Quei due ragazzi avevano scelto di stare dalla parte giusta e dopo il liceo si ritrovarono entrambi a studiare per diventare magistrati e poi ancora insieme a lavorare per sconfiggere la mafia, quella terribile organizzazione simile ad una piovra capace di arrivare ovunque con i suoi tentacoli. Amici per la pelle, sempre.

A Palermo avevano l’ufficio uno accanto all’altro: Giovanni amava collezionare papere di legno che Paolo gli faceva sparire per poi chiedere, per gioco, un riscatto. Chi non giocava erano i “cattivi” e gli “amici” di questi mafiosi, uomini con la maschera dell’onestà dietro la quale si celano spesso traditori dello Stato.

Paolo e Giovanni erano riusciti a vincere la loro battaglia: avevano fatto arrestare centinaia di questi “cattivi”. Una vittoria pagata cara.

La loro vita finì ancora una volta insieme, tra la primavera e l’estate di ventisette anni fa. Se chiedete a mamma e papà si ricorderanno sicuramente dov’erano e cosa stavano facendo quel 23 maggio e quel 19 luglio 1992.

Vuoi saperne di più sulla mafia? Leggi il nostro approfondimento

CATEGORY: 1